In piedi, da un centro al carcere, dalla prigione sulla strada

ROMA – Erano giorni che tentavo di parlargli. Lui mi sfuggiva, pur restando fermo, restandomi davanti. Aveva perso il sorriso e non riuscivo ad andare oltre il “Come va?”, “Bene, non ho problemi. Sono pulito”. La Questura gli aveva chiesto di restare a Roma, di comunicare qualsiasi suo spostamento perché stavano indagando sul suo conto. … Continua a leggere